FARO

FARO
9 Febbraio 2023 cenide

Presidiare un faro, è una scelta coraggiosa. A molti umanamente incomprensibile, per quanto l’utilità di un faro sia indubbia. O, forse, lo sia stata. La presenza del faro riguarda la navigazione a vista, la possibilità di traguardare le linee di costa basandosi su questo appunto luminoso sulla carta nautica tridimensionale che è il mondo. Per buona parte, oggi il faro è sostituito da sistemi a controllo numerico che verificano la distanza dal bordo delle terre. Sembra un suggestivo appunto su territori che, attraverso la sua presenza, certifichino ancora la loro esistenza. Non solo. Suggeriscano che alimentare un faro – dargli vita, accendere la lampada, controllare che non si spenga e che dietro, in una apparenza percepita, non vi sia solo un ingranaggio automatico ma un eremita che fa quel che può per dimostrare di esserci – significhi il senso stesso della vita. Il faro è un presidio, la sua vita rappresenta il senso della nostra. Il faro dice che c’è una terra abitata, vissuta, goduta al suo intorno. E che è giusto rimanere accesi a oltranza, contro ogni logica di spegnimento coatto. Il faro dice anche un’altra cosa: c’è qualcuno che ne alimenta l’esistenza, qualcuno che ha deciso di presidiare la posizione, qualcuno che ha scelto la prima linea piuttosto che la retrovia ben certo che il suo eremitaggio abbia ancora senso. O forse ne è convinto e non si dà per vinto.

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