
Per esempio, Verne.
Il nostro lavoro di speleologia letteraria – che è poi la modalità delle nuove edizioni di BdC – ci ha indotto a scavare fino a ritrovare il più piccolo racconto mai scritto da Jules Verne. Poche pagine. Poche ma dense. Verne si è divertito a spostare termini e frasi in equilibrio tra una novella kafkiana e un omaggio ai testi da feuilleton. In francese (cioè, nel francese dell’Ottocento) avevano una certa risonanza, tradurlo in lingua ha dato qualche difficoltà che abbiamo superato. Devo anche dire che in questo è stato prezioso l’atteggiamento di Giulio Sanseverino, cooptato dalla casa editrice per tradurre i testi dal francese, che ha accolto l’invito e si è calato nelle istanze e nei propositi di questo lavoro.
Ma lo sviluppo di questo testo, la sua stessa traduzione, ci ha suggerito una modalità editoriale che può, a parer nostro, evidenziare il senso del lavoro verso cui ci stiamo inoltrando. Prima di esplicitare il cosa faremo qualche sperimentazione per capire come e quando “trattare” le nuove edizioni nel modo che stiamo pensando. Ma lo scriviamo per dire che è un processo in divenire: niente di certo, niente di consolidato, niente che altri abbiano fatto. Per esempio, l’immagine di copertina è stata realizzata per questo libro: pensata per esso. E verrà cercata una carta da stampa adeguata al contenuto. È lo spirito del Woz (qualcuno sa, più di altri, di cosa si parla) che aleggia e non ci abbandona: è un fare senza pregiudizi, un apprendere coinvolgendo ed eseguire con molta cura ai dettagli.
Verne, per esempio.